Negli anni, la tecnologia e le conoscenze relative agli interventi sugli impianti dentali hanno fatto passi da gigante. Grazie alla ricerca, i risultati odierni risultavano impensabili soltanto qualche anno fa, e molti implantologi si stanno già chiedendo: quale sarà il futuro degli impianti dentali?
Fino a tempi recenti, si considerava inevitabile una perdita ossea intorno a un impianto: il rimodellamento, spesso circoscritto a pochi millimetri, appariva come un danno collaterale previsto e calcolato. La necessità di una ricostruzione ossea è sempre stata quindi una reazione fisiologica accettabile, in grado comunque di non compromettere la buona riuscita dell’impianto. Quelli che però sono stati considerati fino ad adesso come criteri indicanti un intervento andato a buon fine, oggi possono essere superati grazie all’impiego delle nuove tecnologie in ambito odontoiatrico. Se infatti si vanno ad analizzare i risultati ottenuti nelle altre branche della medicina, si può facilmente notare come ogni step, ogni fase di crescita è stata impostata per superare ciò che fino a quel momento era stato considerato sufficiente e sotto questo punto di vista l’odontoiatria deve fare altrettanto.
Nel caso specifico dell’implantologia, si è fatto strada l’approccio denominato “Zero bone loss”, letteralmente rivolto alla perdita di osso pari a zero dopo l’inserimento dell’impianto dentale. Solitamente si ritiene che il rimodellamento osseo debba interrompersi dopo un anno, ma questa è una supposizione che in certi casi non risulta aderente alla realtà, pur essendo considerata dalla maggioranza degli odontoiatri di valenza assoluta. In aggiunta, serve ricordare che frequentemente certi casi di rimodellamento osseo possono rendere gli impianti particolarmente sensibili, portando a infiammazioni dei tessuti molli e ad altre complicanze quali per esempio le perimplantiti.
Questo poiché si è sempre ritenuto che la preoccupazione principale durante l’applicazione di un impianto fosse la salvaguardia del dente. Mantenendo ovviamente fermo questo assunto, c’è la necessità di valutare anche le eventuali aspettative estetiche dei pazienti. Grazie ai progressi raggiunti dall’odontoiatria estetica, si è iniziato a prestare maggiore attenzione alla gestione dei tessuti molli, ormai considerati importanti quanto l’osso stesso, anche per una questione prettamente funzionale.
Facendo un esempio generale, in alcune situazioni il riassorbimento osseo potrebbe non andare a compromettere in maniera sensibile la stabilità dell’impianto, ma al contempo creerebbe un difetto nel contorno dei tessuti molli, lasciando spazio dove potrebbe raccogliersi del cibo (in particolare nei casi in cui l’impianto fosse situato nella regione posteriore della bocca). Non si tratterebbe di un problema di immediatamente impattante per la qualità della vita del paziente, ma viene da chiedersi perché chi si è sottoposto a un intervento di implantologia dovrebbe voler accettare questo inconveniente.
Utilizzando per esempio Geistlich Fibro-Gide, si ha la possibilità di ispessire maggiormente il tessuto molle, ottenendo così un impianto che non solo sarà funzionale, ma avrà anche l’aspetto di un dente naturale e verrà percepito come tale dal paziente. Tutto questo ci mostra l’importanza dello spessore sia orizzontale che verticale dei tessuti, spesso sacrificato a discapito dell’osso crestale e della stabilità dell’impianto. In realtà, come abbiamo visto, è indispensabile sia per una questione estetica che per l’igiene e il comfort.
Portare la gestione dei tessuti molli ad avere una sua centralità può dare inizio a un cambio di paradigma quando si parla di implantologia. In certi casi, infatti, potrebbe essere necessario prelevare del tessuto connettivo dal palato per migliorare l’inspessimento, ma questo richiede un ulteriore intervento chirurgico, solitamente non gradito dai pazienti. Utilizzando in queste circostanze Geistlich Fibro-Gide, avremo modo di inspessire sia verticalmente che orizzontalmente i tessuti senza che ci sia la necessità di intervenire chirurgicamente per raccogliere materiale dal paziente. I biomateriali sostitutivi sono disponibili in maniera illimitata, e permettono a chi svolge l’intervento di disporne liberamente, senza ricorrere al tessuto del palato. Si potrà così creare tessuto immobile e stabilmente attaccato intorno all’impianto, bloccando così eventuali infezioni batteriche e migliorando di conseguenza la longevità dell’impianto.
L’utilizzo dei biomateriali ha ovviamente un costo maggiore per i pazienti, ma è indubbio che restituiscano dei risultati che possono modificare radicalmente in positivo l’intera terapia implantare. I biomateriali, infatti, rispetto agli innesti di tessuto connettivo, danno origine a minori complicazioni: in primo luogo, grazie ai biomateriali diminuiscono sensibilmente i tempi, eliminando procedure quali il prelievo e la disepitelizzazione. Le complicanze che possono sorgere durante questi passaggi necessari se non si utilizzano i biomateriali, hanno spesso come conseguenza una maggiore perdita ossea. Di base quindi, valutando tutti gli aspetti, la scelta dei biomateriali può essere considerata praticamente sempre la migliore durante l’intervento di implantologia.
Devi sottoporti a un impianto dentale? Raggiungici presso lo Studio Dentistico A. Nappo/C. Salzano: abbiamo scelto di utilizzare i biomateriali Geistlich per garantire ai nostri pazienti il miglior risultato possibile in caso di intervento implantologico.